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Quanto ne sai dei vini della Daunia?

daunia

Ti accompagno in un breve viaggio attraverso i vitigni ed il vino della Daunia.

La Daunia è senz’altro un territorio ricco di storia, natura, arte e grandi vini.

Se dovessimo chiedere ad un turista straniero quale vino italiano preferisca, sicuramente ci risponderà che ama degustare un ottimo calice di Barolo, Amarone, Chianti oppure di Brunello di Montalcino. È chiaro: questi sono i vini più iconici del nostro bel paese, che nei decenni sono stati in grado di rappresentare egregiamente l’eccellenza enoica italiana.

Ma questa sarebbe una risposta che rappresenterebbe una visione ed una conoscenza molto limitata di quello che è il nostro patrimonio di vini e di varietà di viti. Infatti ad oggi sono registrate 545 varietà su 1.368 a livello mondiale: cioè il 40% delle varietà coltivate nel mondo si trovano in Italia!

In italia si producono 50.9 milioni di ettolitri, 751 milioni di bottiglie di cui l’83% sono DOC o DOCG, il 6% IGT ed il restante vino da tavola.

Inoltre, i vini italiani sono divisi in ben 521 denominazioni dedicate al vino: 73 DOCG, 330 DOC e 118 IGT.

Capirete bene, che per un turista o per un winelover la scelta trai i deliziosi vini italiani è enorme e potrebbe soddisfare ogni esigenza, gusto e tendenza. L’Italia è da sempre una terra di eccellenze naturalistiche, artistiche, gastronomiche ed enoiche, e questi numeri lo dimostrano.

Tornando al titolo di questo articolo, torno a chiederti: cosa conosci dei vini della Daunia?

Prima di entrare nel merito vorrei raccontarti qualcosa in più sulla storia particolare ed a volte misteriosa dei questa terra.

La Daunia è un distretto storico-geografico dell’Italia meridionale che in epoca pre-romana, unitamente alla vicina Peucezia (situata a sud-est della valle dell’Ofanto) e alla più lontana Messapia, costituiva la Iapigia, l’attuale Puglia. Il territorio dauno si estende dal Gargano al Vulture e dal Subappennino al golfo di Manfredonia, abbracciando quindi l’intero Tavoliere delle Puglie e confinando con il territorio dei Frentani e con il Sannio all’altezza del bacino del Fortore, mentre le valli del Cervaro e dell’Ofanto sono condivise con l’Irpinia.

L’antica Daunia corrispondeva a buona parte dell’ex-Capitanata e dell’attuale provincia di Foggia, nonché alla parte occidentale della nuova provincia di Barletta-Andria-Trani e all’estremo margine settentrionale della moderna provincia di Potenza (quest’ultima situata in Basilicata).

I Dauni occupavano il territorio più settentrionale della Iapigia, confinando a nord-ovest con i Frentani, a ovest con Sanniti, a sud-ovest con gli Irpini (anch’essi di stirpe sannitica), a sud con i Lucani, a sud-est con i Peucezi.

 Il mito vuole che l’eroe troiano Diomede avrebbe fondato Arpi, l’attuale Foggia.

Le fonti antiche (Erodoto, Tucidide, Polibio, Varrone, Festo, Plinio il Vecchio e Nicandro) parlano della suddivisione della Iapigia in Daunia, Peucezia e Messapia come effetto dell’insediamento degli Iapigi, mescolanza di Cretesi e Illiri, che avrebbero scacciato gli Ausoni (i quali, insieme con gli Italici, abitavano il Meridione). Tuttavia, secondo un’altra ipotesi, in origine i Dauni sarebbero stati anch’essi Italici, e solo successivamente si sarebbero integrati con gli Iapigi.

Tra i reperti più significativi spiccano, oltre la ceramica sub-geometrica, tipica di questa civiltà, senz’altro le famose stele daunie, lastre funebri antropomorfe scolpite dell’VIII- VI secolo a.C. Rappresentano i defunti, fortemente stilizzati ed erano infisse verticalmente nel terreno, in corrispondenza delle sepolture di coloro che raffiguravano. Tra i simboli scolpiti sulle stele ricorre significativamente il simbolo del sole nascente (associato erroneamente alla svastica) e il fiore della vita e molti “circoli concentrici” che altro non sono che “segni d’acqua” (rappresentazione del sasso nello stagno!) sulle stele raffigurati quali simboli bene-auguranti di rinascita.

Tra gli altri reperti di rilievo è doveroso citare anche il Trapezophoros di Ascoli Satriano, una famosa scultura senza precedenti analoghi, in marmo policromo, raffigurante due grifoni che sbranano una cerva, esposta anche presso il Padiglione Italia durante l’Expo 2015.  

I principali centri abitati della Daunia erano Tiati (presso San Paolo di Civitate), Uria (versante nord-est del Gargano), Casone (presso San Severo), Luceria, Monte Saraceno (presso Mattinata), Siponto (presso attuale Manfredonia), Coppa Nevigata, Cupola, Salapia (parzialmente in agro di Cerignola e Manfredonia), Arpi o Argyrippa o Argos Hippium (presso Foggia), Aecae (presso Troia), Vibinum (Bovino), Herdonia (Ordona), Ausculum (Ascoli Satriano), Canusium (Canosa), Forentum (Lavello) e Venusia (Venosa).

Quindi come vedi la Daunia ha un storia millenaria che intreccia con l’antica grecia fino all’impero romano e che fu dimora prediletta dell’imperatore Federico II di Svevia, che elesse questa terra a sua dimora abituale e preferita. E fu proprio lui che diede un impulso importante alla coltivazine di uno dei vitigni più rappresentativi di questa zona: il Nero di Troia.

La Puglia rappresenta senz’altro la regione che contribuisce di più alla produzione vinicola Italiana, producendo 11 milioni di ettolitri, rappresentati da 4 DOCG, 29 DOC e 6 IGT.

Le zone vitivinicole della Puglia sono quattro: la Daunia, la Murgia, la Messapia, con la Valle d’Itria e il Salento.

Sono consapevole che la Puglia è più conosciuta per due grandi vitigni, il Primitivo ed il negramaro ma è venuto il momento di raccontarti dei grandi vini di questo grande territorio: la Daunia

La daunia ha 5 DOC: Tavoliere delle Puglie, San Severo, Orta Nova, Cerignola e Cacc’ e mmitte di Lucera. Ed una IGT Daunia.

I suoi vitigni principali, storicamente autoctoni ed indissolubilimente legati a questo territorio sono due: il Nero di Troia ed il Bombino Bianco.

Il Nero di Troia è sicuramente un vitigno dalle grandi potenzialità e con caratteristiche uniche, che lo distinguono nettamente dagli altri due vitgni a bacca nera, Primitivo e Negroamaro. È un vitigno che matura nella seconda metà di ottobre, è caratterizzato da uve con un moderato contenuto zucccherino, un’ equilibrata acidità ed una presenza di tannino molto importante presente nelle sue bucce. È vinificato sia in rosso che in rosato, anche non mancano alcuni casi in cui è vinificato in bianco.  

La storia del territorio del nero di Troia segue pedissequamente l’evoluzione dei dauni. Quello dell’uva di Troia è uno dei vitigni più antichi e caratteristici della Puglia centrosettentrionale, ma le sue origini sono incerte: sono tante le leggende che militano intorno. Riguardo al suo nome si sono fatte avanti tre ipotesi: la prima ha uno scenario “epico”, in quanto si considera l’Uva di Troia originaria proprio della storica città del’Asia minore di Troia descritta da Omero nei suoi racconti epici.

Leggenda vuole che il vitigno sia arrivato in Italia meridionale, e precisamente lungo le coste pugliesi, tramite i colonizzatori greci più di duemila anni fa. Altra ipotesi, meno suggestiva, indica la cittadina albanese Cruja come origine dell’Uva di Troia; mentre più veritiera rimane la tesi che indica il vitigno, originario proprio del territorio limitrofo alla città pugliese di Troia. Tra tutte, la teoria più affascinante rimane sicuramente quella legata alla leggenda dell’eroe greco Diomede: questi, terminata la guerra di Troia, navigò fino a risalire il fiume Ofanto portando con se tralci di vite della sua terra che piantati, dettero appunto origine all’Uva di Troia.

Del grande valore storico di queste piantagioni fanno fede le diverse citazioni che rimandano a Federico II di Svevia, il quale amava degustare il “corposo vino di Troia”, ed ai marchesi 6 D’Avalos che, acquistata la città nel 1533, e notata l’assoluta qualità ed attitudine dei terreni circostanti, incrementarono notevolmente le coltivazioni di quest’uva.

I vini rossi prodotti da queste uve sono spesso bevuti dopo un affinamento di almeno un anno per “addomesticare” ed ammorbidire la sua parte tannica. In purezza, il Nero di Troia potrebbe risultare un vino forte, imponente ed austero. In realtà il Nero di Troia nelle loro interpretazioni di qualità ed affinamento raggiungono la delicatezza e l’eleganza di alcuni Amaroni o Baroli.

Il Nero di Troia è un vino rosso di struttura, pertanto andrà degustato avendo cura di aprire la bottiglia un po’ prima della degustazione, a seconda dell’invecchiamento cui il vino è stato sottoposto. La temperatura ideale di degustazione varia dai 18 ai 20°C e si utilizzerà un bicchiere ampio da vini rossi o baloon. Il Nero di Troia si presenta di un bel colore rosso rubino intenso che tendono a scomparire con l’affinamento facendolo e a tendere al granato.

E’ un vino di corpo, con una gradazione alcolica che spesso non supera i 13,5% e di elevata consistenza e rotondità. I sentori sono tipici ed identificano esattamente questo vitigno: frutti rossi (ciliegia, more, prugna), speziato(chiodi di garofano, pepe), balsamico. Si sposa bene su piatti di carne, selvaggina, grigliate e piatti generalmente untuosi che si sposano alla perfezione grazie alla sua tannicità.

Il Nero di Troia è certamente il più forte emblema di questa terra che unisce storia, territorio ed eccellenze vinicole. È la perla nera di Puglia.

L’altro illustre rappresentante del mondo del vino dauno è il Bombino Bianco.

Il Bombino bianco è un vitigno largamente coltivato nella provincia di Foggia e specialmente nei dintorni di San Severo, dove costituisce un’immensa area viticola, ma anche sul Gargano e nella zona di Lucera, anche se presente in piccola parte in alcuni uvaggi di altre regioni. Il suo nome deriva dalla traduzione dallo spagnolo “Buonvino” ed è vendemmiato nella prima decade di settembre. Il Bombino bianco probabilmente è di origine spagnola, ma risulta presente in Puglia da tempo immemorabile. Viene vinificato in purezza, dando un vino giallo paglierino con riflessi verdognoli, ricco, gradevole, di gusto pulito. Ha un gusto fruttato, minerale con una buona acidità. È un vino bianco che si presta bene anche alla spumantizzazione con metodo classico.

Questo è un vitigno che ha prodotto sempre vini di alta qualità dal profilo a volte settentrionale, dai profumi soavi e mai invadenti. Si presta molto bene ad accompagnare pietanze a base di pesce, verdure, formaggi di media stagionatura.

Come avrai letto in queste poche righe, la Daunia ha tutti i titoli e i requisiti per definirsi una terra dalla lunga storia vinicola e dai grandi vini di qualità. È un territorio che è in grado di donare vini unici, originali e caratteristici che si differenziano da quelli prodotti da uve di Primitivo e Negroamaro. Sono vini dai tratti spesso settentrionali, con aromi e gusti particolari che raccontano dei terreni, del clima e delle tradizioni della Daunia.

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