Nero di Troia vs Primitivo: la grande sfida dei rossi pugliesi

nero troia primitivo

La Puglia, un lembo di terra baciato dal sole e abbracciato da due mari, è la culla di alcuni dei più affascinanti vini rossi d’Italia.

In questo scenario enologico ricco e variegato, due titani si contendono da tempo il cuore degli appassionati: il Primitivo, esuberante e amato a livello globale, e il Nero di Troia, austero, elegante e custode di una storia antica.

Ma più che una battaglia, la loro è una magnifica rappresentazione della diversità pugliese. Metterli a confronto non significa decretare un vincitore, ma intraprendere un viaggio affascinante tra due espressioni uniche dello stesso, generoso territorio.

Atto I: le origini – un eroe greco e un pioniere balcanico

Ogni grande vino ha una storia da raccontare, e quelle dei nostri due contendenti affondano le radici in epoche e luoghi lontani.

Il Nero di Troia, come suggerisce il suo nome epico, è avvolto nella leggenda. Si narra che fu l’eroe greco Diomede, reduce dalla guerra di Troia, a portare con sé i tralci di questa vite. Risalendo il fiume Ofanto, nell’attuale Capitanata, trovò le condizioni ideali per piantarla, dando vita a un’eredità millenaria. Al di là del mito, questo vitigno è intrinsecamente legato alla Puglia settentrionale, in particolare alle zone di Castel del Monte, Barletta e Foggia.

Per secoli è stato un “patriarca” rispettato ma difficile, un vitigno a maturazione tardiva, spesso usato per dare spina dorsale e colore a vini meno strutturati. Solo in tempi recenti, grazie alla caparbietà di vignaioli illuminati, ha iniziato a brillare in purezza, rivelando tutta la sua nobile complessità.

Dall’altra parte del ring, il Primitivo ha una storia di scoperte e viaggi. Il suo nome deriva dal latino “primativus”, che significa “precoce”, a causa della sua tendenza a maturare prima di altre varietà, già a fine agosto. Sebbene sia il simbolo del Salento e della zona di Manduria, recenti studi sul DNA hanno confermato la sua origine dall’altra sponda dell’Adriatico, in Croazia, dove è conosciuto come Tribidrag. Approdato in Puglia nel XVIII secolo, ha trovato qui il suo habitat d’elezione, diventando rapidamente il portabandiera della regione nel mondo, grazie anche alla sua parentela genetica con il celebre Zinfandel californiano.

Atto II: il terroir – la leggendaria e misteriosa Daunia contro la terra rossa del mare

Un vino è l’impronta liquida della sua terra. Nero di Troia e Primitivo nascono in due Puglie diverse, e questo ne forgia il carattere.

Il regno del Nero di Troia è la Daunia. Qui i terreni sono calcarei, rocciosi, a volte argillosi. Le notevoli escursioni termiche tra giorno e notte, i venti e le correnti che dalle coste garganiche, dal vulture e dall’appennino dauno sferzano questo territorio, contribuiscono a uno sviluppo lento e completo dei polifenoli. Questo terroir conferisce al vino una spiccata mineralità, una sontuosità, un’acidità vibrante e una finezza che lo rendono un corridore di fondo, un vino capace di evolvere meravigliosamente nel tempo. È un’agricoltura più ardua, che richiede pazienza, poiché la sua maturazione tardiva (spesso a fine ottobre i) espone l’uva a maggiori rischi climatici.

Il Primitivo, invece, prospera nelle pianure assolate e vicine al mare del Salento, in particolare nell’agro di Manduria e di Gioia del Colle. Qui dominano le famose “terre rosse”, suoli argillosi ricchi di ferro poggiati su un substrato calcareo. Il clima è pienamente mediterraneo, caldo e ventoso. Queste condizioni permettono una maturazione zuccherina quasi opulenta, che si traduce in vini dal grado alcolico generoso, dal corpo pieno e dalla morbidezza avvolgente. Il Primitivo è l’espressione diretta del sole pugliese, un’esplosione di frutto maturo che conquista fin dal primo sorso.

Atto III: il carattere nel bicchiere – l’eleganza speziata contro la morbidezza fruttata

È finalmente il momento della degustazione, dove le differenze emergono in modo netto e affascinante.

Versando un Nero di Troia nel calice, si nota subito un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei che, con l’invecchiamento, virano al granato. Al naso è un vino che si concede con eleganza: i primi sentori sono floreali, di viola e rosa, seguiti da frutti neri come prugna e mora, ma è sulle spezie che gioca le sue carte migliori. Note di pepe nero, chiodi di garofano e, soprattutto, un inconfondibile sentore di liquirizia e sottobosco.

In bocca, la sua firma è il tannino: presente, a volte scalpitante in gioventù, ma di grana fine, che dona struttura e potenziale d’invecchiamento. L’acidità è sempre ben presente, rendendolo fresco, verticale e mai stancante. Non è un vino immediato; è un aristocratico che richiede attenzione e che ricompensa con una complessità stratificata.

Il Primitivo si presenta invece con una veste quasi impenetrabile, un rosso rubino scurissimo che preannuncia la sua potenza. Al naso è un’esplosione di frutta rossa e nera straripante, quasi in confettura: ciliegia matura, prugna, fico secco. A queste note si aggiungono sentori dolci di vaniglia, cacao e tabacco, spesso derivanti dall’affinamento in legno che ama e che ne doma l’irruenza. Al palato è l’opposto del Nero di Troia: è caldo, rotondo, vellutato. I tannini sono morbidi e levigati, perfettamente integrati in una struttura potente e avvolgente. È un vino che ammalia per la sua pienezza e la sua lunga persistenza aromatica, un sorso che sa di sole e di abbondanza.

Atto IV: l’abbinamento perfetto – il compagno ideale a tavola

Nero di Troia: La sua acidità e i suoi tannini importanti lo rendono perfetto per piatti strutturati e succulenti. È il compagno ideale di carni rosse importanti, come arrosti e brasati, selvaggina da piuma e da pelo. Si sposa magnificamente con i formaggi stagionati, come il Canestrato Pugliese, e con i piatti robusti della tradizione murgiana, come l’agnello con patate al forno e i funghi cardoncelli.

Primitivo: La sua morbidezza e la sua ricchezza fruttata lo rendono incredibilmente versatile. È squisito con i primi piatti della tradizione, come le orecchiette al ragù di carne. Accompagna alla perfezione grigliate di maiale, bombette, salsiccia e tutti i piatti saporiti e leggermente speziati. Le versioni più strutturate non temono il confronto con stufati e formaggi erborinati, mentre la sua leggera vena dolce lo rende sorprendentemente adatto a dialogare anche con piatti agrodolci.

Il Verdetto: due campioni, un unico amore per la Puglia

Chi vince, dunque, questa grande sfida? La risposta, come sempre, risiede nel gusto personale e nell’occasione.

Scegliete il Nero di Troia se cercate un vino elegante, complesso, che sfida il palato con la sua freschezza e la sua trama tannica. È il vino per la cena importante, per la meditazione, per chi ama scoprire le sfumature di un vitigno che sa invecchiare con grazia, raccontando una storia di nobiltà e territorio.

Scegliete il Primitivo se desiderate un abbraccio caldo e immediato, un vino generoso, fruttato e appagante. È il vino della convivialità, della tavola imbandita, della gioia di un sorso pieno e ricco che scalda il cuore e incarna l’anima più solare e accogliente della Puglia.

In fondo, la vera vittoria non è di uno sull’altro, ma della Puglia stessa, capace di regalarci due interpreti così diversi eppure così straordinari. La sfida più bella, per ogni appassionato, sarà quella di continuare a stapparli entrambi, celebrando ad ogni sorso la magnifica ricchezza del vino pugliese.

a bunch of grapes hanging from a vine

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