Il Linguaggio del vino: piccolo glossario per diventare esperti degustatori

glossario

Se vi siete mai sentiti un po’ persi tra termini come “tannico,” “sapido,” “bouquet,” o “persistente” durante una degustazione di vino, non preoccupatevi: è un’esperienza comune.

Il mondo del vino, con la sua ricchezza di profumi, sapori e sensazioni, ha sviluppato un linguaggio specifico per descrivere e classificare queste sfumature. Imparare a decodificare questo lessico non solo vi permetterà di apprezzare meglio ogni sorso, ma vi trasformerà anche in degustatori più consapevoli e sicuri di voi.

Questo articolo è la vostra guida pratica per addentrarvi nel fascinoso voacbolario della degustazione. Vi forniremo un piccolo glossario dei termini più usati, spiegandoli in modo chiaro e con esempi pratici, spesso legati ai vini che amiamo qui a Palatino.

Perché è importante parlare il linguaggio del vino?

Capire e utilizzare il glossario del vino non è un vezzo da esperti, ma uno strumento fondamentale per diverse ragioni:

  1. Migliorare la vostra esperienza di degustazione: Essere in grado di identificare e nominare le sensazioni vi aiuta a focalizzare l’attenzione e a cogliere dettagli che altrimenti sfuggirebbero. Non è solo “buono,” ma “fruttato, con note di ciliegia e un retrogusto speziato.”
  2. Comunicare le vostre preferenze: Sapere esprimere ciò che vi piace (o non vi piace) in un vino vi permette di fare scelte più mirate al supermercato, al ristorante o in enoteca, guidati dai sommelier o dagli esperti.
  3. Apprezzare la complessità: Ogni vino è il risultato di un’infinità di fattori: il vitigno, il terroir, il clima, le tecniche di vinificazione e l’affinamento. Il linguaggio della degustazione ci aiuta a dissezionare questa complessità e ad apprezzarne ogni strato.
  4. Connettersi con il vino: Parlare il linguaggio del vino, usarne correttamente il glossario, è un modo per instaurare una relazione più profonda con ciò che beviamo, comprendendone la storia e l’arte che c’è dietro ogni bottiglia.

Ora, immergiamoci nel nostro glossario essenziale.

Il piccolo glossario dell’esperto degustatore

1. Aspetto Visivo

Prima ancora di annusare o assaggiare, il vino ci parla attraverso il suo aspetto.

  • Limpidezza: Si riferisce all’assenza di particelle in sospensione. Un vino può essere limpido, velato (con leggera opalescenza), o torbido (con molte particelle). I vini Palatino, grazie a un’attenta vinificazione, sono sempre di una limpidezza cristallina.
  • Colore: Dipende dal vitigno, dall’età e dall’affinamento.
    • Vini Bianchi: Dal verde-giallo (giovane, fresco) al giallo paglierino (tipico dei bianchi giovani e maturi) al giallo dorato (bianchi più evoluti o passiti).
    • Vini Rosati: Dal rosa tenue (quasi salmone, delicato) al rosa cerasuolo (più carico, come la ciliegia) al rosa buccia di cipolla.
    • Vini Rossi: Dal rosso rubino (giovane, vivace) al rosso granato (più evoluto, con riflessi aranciati) al rosso mattone (molto invecchiato). Un Primitivo giovane di Palatino, ad esempio, mostrerà un vibrante rosso rubino.
  • Intensità del colore: Quanto è carico il colore. Può essere scarica, media o intensa.
  • Trasparenza: La capacità del vino di far passare la luce. Un vino può essere trasparente o fitto/opaco.
  • Consistenza (o Lacrime/Archetti): Le “gocce” che scivolano lentamente lungo le pareti del bicchiere dopo averlo roteato. Indicano la presenza di alcol e glicerolo, rivelando la struttura o il “corpo” del vino. Più fitte e lente le lacrime, maggiore la consistenza.

2. Esame Olfattivo

Il naso è il nostro strumento più potente nella degustazione.

  • Intensità: Quanto è marcato il profumo. Può essere debole, media o intensa. Un Negroamaro ben fatto avrà spesso un’intensità olfattiva notevole.
  • Complessità (o Bouquet): Indica la varietà e l’articolazione dei profumi. Un vino può essere semplice (pochi profumi), complesso (molti profumi diversi e ben integrati) o ampio (molti profumi che si evolvono nel tempo). Il bouquet è l’insieme di tutti gli aromi di un vino, che si sviluppano con l’invecchiamento.
  • Qualità: Quanto sono gradevoli e puliti i profumi. Può essere comune, franco, fine o eccellente.
  • Aromi Primari: Derivano direttamente dall’uva (es. frutti rossi nel Primitivo, note agrumate nel Fiano).
  • Aromi Secondari: Si formano durante la fermentazione (es. lievito, pane, burro).
  • Aromi Terziari: Si sviluppano durante l’invecchiamento in botte o in bottiglia (es. spezie, tabacco, cuoio, vaniglia, goudron, caffè).
  • Fruttato: Profumi che ricordano la frutta (ciliegia, mora, prugna per i rossi; pesca, mela, agrumi per i bianchi).
  • Floreale: Profumi di fiori (rosa, viola per i rossi; biancospino, acacia per i bianchi).
  • Speziato: Profumi di spezie (pepe nero, cannella, chiodi di garofano, vaniglia). Spesso presente nei vini affinati in legno.
  • Erbaceo: Sentori vegetali (erba tagliata, peperone verde, fieno).

3. Esame Gustativo

Ora il momento della verità, dove si confermano le sensazioni olfattive e si scoprono quelle tattili.

  • Struttura (o Corpo): La sensazione di “peso” o “densità” del vino in bocca. Può essere esile, di medio corpo o di grande corpo. Un Primitivo di Manduria, ad esempio, è spesso un vino di grande corpo.
  • Morbidità: Data dalla presenza di alcoli, polialcoli e zuccheri residui. Un vino morbido è vellutato e avvolgente.
  • Durezza: Sensazioni che asciugano la bocca. Le principali sono:
    • Acidità: La sensazione di freschezza che fa salivare la bocca. Un vino può essere piatto (poca acidità), fresco (giusta acidità), acidulo (troppa acidità). È fondamentale per l’equilibrio e la longevità di un vino.
    • Tannicità: Data dai tannini, sostanze presenti nella buccia, nei vinaccioli e nel legno delle botti. Dà una sensazione di “astringenza” e “secchezza” in bocca, come quando si mangia un cachi acerbo o un tè molto forte. Può essere poco tannico, tannico (comune nei rossi giovani e robusti) o allappante (eccessivamente astringente). I Negroamaro e Primitivo di Palatino, seppur tannici, tendono a essere anche ben equilibrati nella loro giovinezza.
    • Sapidità: La sensazione di mineralità e “sapore” data dai sali minerali. Un vino sapido è vibrante e rinfrescante, spesso legato a terreni vicini al mare o ricchi di minerali, come alcuni Fiano pugliesi.
  • Equilibrio: L’armonia tra le componenti morbide e dure del vino. Un vino equilibrato ha tutte le sue componenti ben integrate, senza che una prevalga sull’altra. Questo è l’obiettivo di ogni buon produttore, inclusa Palatino.
  • Intensità Gustativa: Quanto sono percepibili e durature le sensazioni al palato. Può essere debole, media o intensa.
  • Persistenza (o P.A.I. – Persistenza Aromatica Intensa): Quanto a lungo i sapori e gli aromi rimangono in bocca dopo aver deglutito. Si misura in secondi. Un vino con lunga persistenza è indice di qualità.
  • Finezza: La raffinatezza e l’eleganza delle sensazioni gustative. Un vino fine è armonioso e privo di difetti.

Come allenare il palato e il naso

Diventare esperti degustatori non avviene dall’oggi al domani, ma è un percorso affascinante che richiede pratica e curiosità. Bisogna decodificare il glossario del vino:

  1. Degustate con consapevolezza: Ogni volta che bevete un vino, provate a concentrarvi. Cosa vedete? Cosa sentite? Cosa provate in bocca?
  2. Utilizzate la vista, l’olfatto e il gusto: Non saltate mai una fase. L’ordine è fondamentale per un’analisi completa.
  3. Annusate tutto: Allenate il vostro naso annusando spezie, frutta, fiori, erbe aromatiche nella vita di tutti i giorni. Questo vi aiuterà a creare una “libreria” di aromi nella vostra mente.
  4. Assaggiate a confronto: Provate due vini simili o diversi fianco a fianco per cogliere le distinzioni.
  5. Prendete appunti: Annotate le vostre sensazioni. Non importa se all’inizio sembrano banali o incomplete. Scrivere aiuta a fissare le percezioni e a seguire i vostri progressi. Potete usare un taccuino o un’app dedicata.
  6. Non abbiate paura di sbagliare: La degustazione è soggettiva. Non esiste giusto o sbagliato assoluto. L’importante è esprimere ciò che sentite.

Palatino Vini Pugliesi: un esempio pratico

Quando assaggiate un Nero di Troia di Palatino, provate a notare il suo colore rosso rubino intenso, le lacrime dense che scendono lentamente, segno di un buon corpo. Al naso, cercate i profumi fruttati di ciliegia e mora matura, magari con un tocco speziato di pepe nero, maraska o ciliege sottospirito. Al palato, sentirete la sua morbidezza avvolgente, la tannicità presente ma ben integrata e una lunga persistenza che lascia un ricordo di frutta e spezie.

Oppure, con un Bombino Bianco di Palatino, osservate il suo giallo paglierino luminoso. Al naso, emergono note floreali e fruttate di frutta a polpa bianca, macchia mediterranea, liquirizia. Al gusto, la sua spiccata acidità e sapidità vi regaleranno una sensazione di freschezza, mineralità e vivacità, seguita da una buona persistenza.

Conclusione

Imparare il linguaggio del vino ed il suo glossario è un viaggio entusiasmante che arricchisce ogni esperienza di degustazione. Non si tratta di memorizzare definizioni, ma di sviluppare una maggiore consapevolezza sensoriale e di connettersi più profondamente con la storia e l’anima di ogni bottiglia. Ora che avete questo piccolo glossario a portata di mano, vi invitiamo a mettere in pratica queste nozioni. La prossima volta che stapperete un vino Palatino, o qualsiasi altro vino, provate a descriverlo con queste parole. Rimarrete sorpresi di quanto più apprezzerete ciò che avete nel bicchiere.

Qual è il termine che vi risulta più difficile da identificare durante una degustazione? Condividete le vostre esperienze!


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